La nascita di un bimbo con esigenze speciali, riflessioni della pedagogista Cristina Cattini

“Dottoressa, avevo paura ad uscire dall’ospedale, non volevo che mi dimettessero! Temevo che non avrei saputo prendermi cura di mia figlia, avevo il terrore che morisse!”

Queste le parole di una giovane mamma che aveva appena partorito Maya, una piccolina con la sindrome di down, fulmine a ciel sereno per una coppia che attendeva una figlia e se ne è trovata fra le braccia un’altra.

I figli sono sempre altro. Soprattutto quando hanno esigenze speciali.

Durante la gravidanza sia la mamma che il papà intrecciano fantasie attorno al bambino che verrà, ancora tutto da inventare e questo è un processo fondamentale per diventare genitori.

Danilo Dolci, grande pedagogista, diceva: “Il bambino cresce solo se sognato”, ed e’ proprio così. Il sogno inizia da quando la mamma si accorge di essere in attesa.

Attesa dell’inatteso. Sempre.

Si prepara perciò non solo la culla, la cameretta e i primi pagliaccetti, ma anche uno spazio mentale ed affettivo in cui verrà accolto il piccolo ospite.

Si immagina il cosiddetto bambino della notte, quasi perfetto, che può essere tutto: coi capelli biondi o mori, gli occhi verdi o neri, bellissimo, maschio ma anche femmina… Nell’immaginario c’è spazio per tutto e va bene così.

Di solito si immagina la quasi perfezione e una sindrome, una difficoltà evidente, una handicap non sono fra i sogni più ricorrenti, anzi.

L’inatteso genera angoscia, smarrimento, paura, sentimenti di frustrazione e timori di incapacità ad affrontare la vita con un bambino con esigenze speciali.

La mamma di Maya ha espresso alla perfezione il terrore che ti coglie quando non hai il libretto delle istruzioni in una situazione, la maternità e la paternità, che cambia profondamente la vita.

In particolare se il bambino necessita di cure speciali per fattori che nel nostro sogno non avevamo ovviamente messo in conto.

La sindrome di down, così come tante altre sindromi, sono completamente sconosciute ai neo genitori, i quali vengono assaliti da mille domande: “Il mio bimbo vivrà a lungo? Potrebbe morire improvvisamente? Sarò in grado di capire di che cosa ha bisogno? Saprò amarlo come un figlio normale? Necessita di cure speciali e continue? La mia vita e il mio rapporto di coppia continueranno come prima? Come ci vedranno ora gli amici, i parenti?” e così via…

Si vive il lutto del passaggio dal bambino della notte, immaginato perfetto, al bambino del giorno, reale, con caratteristiche speciali, uniche, che appartengono solo a lui, a lei.

E si impara pian piano a mettere i passi nei posti giusti, a danzare la maternità/paternità speciale con tanto coraggio e determinazione quotidiana, insieme a compagni di viaggio che ci rimarranno accanto per molti anni (medici, neuropsichiatri, psicologi, pedagogisti, logopedisti, insegnanti, educatori…) e a trovarci a pensare “E’ vero, non me lo aspettavo assolutamente, ma va benissimo così!”

a cura della dott.ssa Cristina Cattini, pedagogista e mediatrice Feuerstein 

Letture consigliate:

Massimiliano Verga “Zigulì”, La mia vita dolceamara con un figlio disabile”, Mondadori, 2012

Alice Sturiale, “Il libro di Alice”, Rizzoli, 1997

Milena Portolani, Luigi Vittorio Berliri, “E’ Francesc@ e basta”, edizioni la meridiana