Per essere buoni educatori bisogna innanzitutto ricordarsi cosa si provava, come si viveva e come si pensava da piccoli, il Piccolo Principe di Saint Exupery diceva “tutti gli uomini sono stati bambini, ma pochi di essi se lo ricordano”.
Da tutto si può imparare “ciò che non ammazza ingrassa”: di ogni esperienza si può far tesoro e non siamo predestinati a replicare gli errori passati ma siamo chiamati ad un’evoluzione dettata dalla nostra cultura e senso di responsabilità.
Facciamo qualche esempio:
-da piccola ho avuto per qualche periodo degli adulti di riferimento che comprendevano la mia timidezza ma anche le mie grandi risorse e volevano davvero bene ai ragazzi apprezzando la nostra gioia di vivere: una maestra elementare così come degli educatori parrocchiali sapevano riempirci le giornate di contenuti e di attività divertenti e formative al contempo, così facendo valorizzavano ogni personalità e non si lasciava spazio alla noia, al vizio, a forme discriminatorie ed atteggiamenti quali il bullismo… Cercherò da grande di fare lo stesso e trattare i piccoli con dignità dando loro importanza attraverso attività educative alla portata di tutti che al contempo valorizzino ogni peculiarità.
– Da piccola mi dispiaceva che i miei genitori non avessero mai tempo per me, che spesso erano nervosi e se la prendevano con me, non mi piaceva prendere botte e non avere spiegazioni alle cose… dunque come dovrei comportarmi coi miei figli? In egual modo perché così ho appreso o forse perché se io ho sofferto ed ora son grande anche loro devono crescere allo stesso modo? O devo addirittura vendicarmi su loro? Tutt’altro!! Cercherò di sforzarmi per essere migliore di chi ha malamente “tirato su me” quantomeno riconoscendo loro il merito di… avermi lasciato libera di formarmi anche altrove (perciò sono diversa da loro, ho strumenti in più per attuare l’evoluzione e il cambiamento nel modo educativo…).
Detto questo, la storia della pedagogia è costellata di esempi di filosofi dell’Educazione naturale, da Rousseaux alla Montessori al più moderno Steiner…Pur avendo operato in contesti culturali diversi e con diverse formule ed esempi concreti hanno tutti costoro fortemente sostenuto l’importanza di non dare soluzioni prefabbricate cui i bambini devono solo attenersi (con pena le punizioni se “escono dal seminato”), al contrario: l’educatore deve solo fornire strumenti e contesti educanti poi il bambino stesso è l’artefice della propria “forma mentis”, con la propria creatività, fantasia, curiosità… troverà la strada personalissima per la sua crescita e l’adulto sarà un supporto solo se necessario e richiesto.
E’ frustrante per un bambino essere continuamente sgridato, represso nella propria voglia di saltare, urlare, giocare…Chiedergli di stare sempre fermo, zitto ed in ascolto è per lui una mutilazione della naturale vitalità che lo caratterizza nell’essenza. “Perché i bambini fanno oh! Che meraviglia… che meraviglia!”
Un grande educatore, fondatore degli Oratori, tale Don (adesso San) Giovanni Bosco, diceva sempre rivolto agli adulti “lasciate che facciano urla, salti, baccano purchè non facciano peccati”. Anche io coi miei figli intervengo soltanto quando qualche figlio picchia o offende un fratello o un altro bimbo. Se invece cantano e fan chiasso, giocano e si divertono, creano e suonano…non li interrompo anzi li ammiro compiaciuta…
Questa vitalità espressa e non soffocata oltre ad aumentare la loro autostima e serenità emotiva servirà come “bagaglio” nei momenti difficili della vita, un carico di energia positiva da “spendere” quando ci si troverà in “riserva”…
E’ nostro preciso dovere come genitori, non solo preoccuparci delle esigenze fisiche dei nostri figli (alimentazione, cure, eventualmente sport…), o di quelle intellettuali (scuola, giochi, selezione dei programmi televisivi e non abuso di videogiochi..) ma soprattutto dei bisogni affettivi e morali, quella “carica psicologica” che gli permette di affrontare gli ostacoli con coraggio, di crescere sereni ed anche di… ammalarsi meno!
Se i bimbi si sentono liberi di muoversi (entro certi paletti: il più importante quello di non ledere la libertà altrui), si sentiranno presto autonomi ed in grado di affrontare le responsabilità della vita una volta maggiorenni. A contrario, chi viene troppo costretto e subisce una forte aspettativa o pressione psicologica adulta, non vedrà l’ora di ribellarsi alle regole o di “nascondersi” ovvero “attirare l’attenzione” con forme più o meno gravi di devianza o abitudini pericolose per la propria salute (fisica o mentale).
Personalmente cerchiamo di educare i figli lasciando scegliere a loro lo sport da praticare, lo strumento da suonare, il lego da costruire, il disegno da fare, gli amici da frequentare, l’animaletto da allevare… Tv, pc, internet sono “ammessi con riserva” (non troppo tempo, non tutti i programmi). Cerchiamo di apprezzare i loro successi e sostenerli negli insuccessi.
Noi diamo i semi, sta a loro coltivarseli e poi ne raccoglieranno i frutti.
a cura di Elena Fini
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Elena Fini, pedagogista in ambito pubblico su diversi settori del disagio psico-fisico con esperienza ventennale, da sempre interessata a tematiche sociali ed umanitarie, ha seguito la vena creativa in particolare durante le sue 4 maternità. E’ scrittrice,coautrice di raccolte artistiche,ideatrice del Concorso Centoscatti e curatrice del progetto Calendario dei Valori,nel 2008 fonda l’Associazione culturale di promozione sociale “Country Road” di cui è tuttora presidentessa.Assieme a Pino Ligabue fonda la prima Scuola di cultura Modenese, è regista di spettacoli di cultura modenese e musica, collabora con diverse Associazioni per progetti di carattere educativo, benefico, creativo.
Contatti: Centro Mary Poppins, Formigine. Tel: 335/8022662.
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