Prima parte

Non appena dal pianto si passa a balbettare qualche parola (mamma, papà, acqua, tata, pappa, cacca, pipì) ecco che si scatena quella che in PNL definiamo una Equivalenza complessa comportamentale, ovvero se pronuncio a mo’ di incantesimo una parola, ecco che compare magicamente la mamma, anche nel cuore della notte!

E questa convinzione potenziante ci accompagna nella crescita fino a frantumarsi in mille pezzi, come la favola di Babbo Natale, quando questo gioco di prestigio nella maggior parte dei casi non riesce e… l’acqua ce la dobbiamo andare a prendere da soli.

Successivamente, impariamo che invece altre parole, dette in un certo modo, ritornano ad aumentare le probabilità di ottenere quello che desideriamo (per favore, grazie, mi potresti dare…).

Fino a diventare adulti e scoprire che la linguistica ha il potere sorprendente di cambiare la percezione degli eventi e di favorire una carezza o procurarci una bastonata nei denti!

Ed eccoci allora a “lezione di parole”: parole killer, che uccidono la comunicazione, e parole salvezza, domande che valgono più di 1000 affermazioni e costrutti di frase che incantano l’interlocutore.

Lasciati ora accompagnare per mano in questo percorso, con la promessa di svelarti i trucchi portentosi appresi e insegnati dai grandi maghi, Richard Bandler e John Grinder, fondatori della Programmazione Neuro Linguistica.

L’incantesimo più potente in assoluto che puoi pronunciare è… il nome di tuo figlio!

Alcune volte può essere meglio il soprannome o il vezzeggiativo (“Tom” per il mio secondogenito di 8 anni, anziché ”Tommaso” che uso di solito quando devo sgridarlo, che sa più di … scuola, non so mi segui).

Devi riuscire ad incastonare abilmente come una pietra preziosa all’interno di un gioiello, il nome di tuo figlio; questo per richiamare tutta la sua attenzione (si sa che i bambini perdono la loro capacità attentiva in un secondo).

Ad esempio: “Anna (il nome della mia terzogenita di 4 anni, pronunciato in tono ascendente) … dobbiamo andare a fare la spesa. Sai, Anna, che questa sera viene l’Erica a cena e dobbiamo prepararle la pizza. Se ti metti subito le scarpine, Anna, usciamo subito e poi mi aiuti a impastare la pizza…”

Inoltre, questo incantesimo funziona maggiormente se usiamo in contemporanea la bacchetta magica (la nostra mano) che tocca una parte del corpo di nostro figlio.

Il contatto fisico, mentre pronunciamo complimenti, richieste, sgridate, parole di encomio… amplifica il segnale e fa aumentare esponenzialmente la possibilità che il nostro messaggio si incida nei percorsi neuronali di nostro figlio… provare per credere.

Se poi lo guardiamo anche negli occhi mentre gli parliamo…

Poi, come in ogni incantesimo che si rispetti, ci sono formule magiche (tipo Abracadabra, Sim sala bim, Hocus pocus, ecc.), in questo caso sono: “Per adesso” e “Ancora”.

Non ci credete?

Provate ad aggiungere alla frase di vostro figlio: “Uffa, questa tabellina del 9 è proprio difficile”… “per adesso”;

oppure: “Non sono capace di sillabare”… “Non sei ancora capace di sillabare”.

Nella mente di un piccolo studente in difficoltà, si apre una prospettiva altra (in Pnl diciamo che ampliamo la nostra mappa), spostando il focus dell’attenzione e stemperando lo stato d’animo negativo in un’ottica evolutiva.

Lasciami ora portare l’attenzione sulle parole killer che inconsapevolmente userai più e più volte nei dialoghi con i tuoi bimbi: TUTTAVIA, MA, PERO’, PERCHE’, NON.

“Hai ragione a dirmi che ti sei impegnato, tuttavia hai fatto un sacco di errori”.

Il tuttavia cancella la frase precedente perché… tutto va via!

Così il MA e il PERO’ ci pongono già con la spada sguainata e… non favoriamo una comunicazione ecologica.

Il “PERCHE’?” attiva una risposta logica e non emotiva: nella nostra società ormai il perché è inquinato da toni accusatori: “perché non hai fatto i compiti?”

Il “NON” è un accesso secondario, per cui se vi chiedo di NON pensare ad una scimmia con il cilindro in testa e il papillon rosso al collo, mentre si mangia una banana enorme… voi che cosa avete fatto?

Avete richiamato immediatamente la rappresentazione interna suggerita e poi vi avete apportato una grossa X sopra.

Se io dico a mio figlio: “Non correre giù per le scale”, “Non prendere a calci tuo fratello”, o “Non lasciare la cotoletta nel piatto”, “Stai attento a non cadere”… sono io che gli suggerisco queste rappresentazioni interne che lui si raffigura e diventano una programmazione inconscia negativa.

E’ il motivo principale per cui noi Cristiani facciamo acqua da tutte le parti (vedi i 10 comandamenti: “Non desiderare la donna d’altri, Non rubare…”). Se Mosè avesse saputo un po’ di PNL…

Pertanto, al posto delle parole killer, usiamo le parole salvezza, portando innanzitutto tutte le frasi in positivo (“Vai pianino giù dalle scale”, “Chiedi per piacere a tuo fratello di… “, Finisci tutta la cotoletta”, “Stai attento a dove metti i piedi”), favorendo una programmazione inconscia vincente.

Poi avremo l’accortezza di usare la E, congiunzione in analisi logica e in quella “relazionale”, (“E che cosa ti passa per la testa?” e l’ANCHE SE (“Hai ragione a dirmi che ti sei impegnato, anche se hai fatto un sacco di errori”), infine utilizzeremo il COME? PER QUALE RAGIONE? (“Per quale ragione non hai fatto i compiti?”): sarà più facile ricevere una risposta sincera (“Ho perso tempo”) e, in generale un dialogo più sereno e fruttuoso!

 

a cura di Michele de Santis

 

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Michele De Santis, life coach, Master in Programmazione Neuro Linguistica e in Reiki