Anni fa, partorendo in casa le donne erano circondate dalle altre donne della casa, arrivavano le vicine e la levatrice. Quando il parto si è spostato in ospedale sembrava naturale affidarsi completamente agli operatori sanitari, in sala parto c’erano solo loro o al massimo l’ostetrica di fiducia. Poi, negli anni ’80, le sale parto hanno cominciato ad aprirsi, prima ai mariti, poi alle mamme, sorelle ecc..

Ricordo distintamente il primo parto cui assistetti da allieva, rimasi sconvolta dalla quantità di persone presenti in quella stanza completamente illuminata; il medico, l’ostetrica, lo specializzando, 2 allieve ostetriche, l’infermiera, il marito, la madre e chi ho dimenticato??? ah, sì la donna che stava partorendo…

Allucinante, tutti urlanti consigli, tutti impegnati ad “aiutare” la mamma…giuro, sembrava di essere allo stadio, ne rimasi profondamente segnata e pensai, ma come fa un bambino che viene al mondo in questo posto ad essere felice? O quantomeno sereno, o tranquillo? Con tutta quella confusione? Era la fine degli anni ’90, quando gli ospedali decisero di mettere un limite (almeno nella nostra provincia) ad un solo parente, quasi sempre da riconoscersi nel futuro papà.

Da allora la presenza dell’uomo è diventata quasi d’obbligo, se non chiami il papà sei egoista, e se tu papà non vuoi andare perché non ti senti a tuo agio non sarai un bravo papà…ma è proprio così?

Sollevo questo argomento perché capita frequentemente di vedere mariti “terrorizzati” all’idea di quello a cui dovranno assistere, ma che si sentono obbligati, da una legge non scritta, a “partecipare” all’evento; a nessuno viene mai in mente che forse non tutti lo desiderano? E non può capitare che una donna che vive un’esperienza così profonda in certi momenti voglia stare sola?

Con questo non voglio dire che gli uomini debbano “uscire” dalle sale parto, ma semplicemente che occorre riflettere bene sull’argomento. Quante volte capita di sentir dire di uomini “maltrattati verbalmente” dalle donne in travaglio? Capita spesso, e sembra anche accettabile l’idea di scaricare la rabbia verso il compagno, ma dietro a questi sfoghi, spesso, c’è una mamma che ha voglia di essere lasciata in pace ed un uomo che sta semplicemente facendo il possibile per farla stare meglio e che si prende pure dei nomi, e credetemi non è poi così divertente!

Forse parlarne apertamente durante gli ultimi mesi di gravidanza, scoprirsi e ascoltarsi nel profondo per capire come cui sentiamo di fronte a questa cosa, può servire a migliorare quel momento di passaggio così importante.

E’ un evento unico ed importante per entrambi, ma è la donna la vera protagonista, l’uomo dovrebbe starle vicino in modo discreto senza infastidirla con domande o ansie, e ci può riuscire solo se si è affrontato l’argomento prima, se lui sa come deve comportarsi, se sa come sostenere senza invadere. Gli uomini non lo fanno per cattiveria, è nella loro natura l’agire, l’intervenire, ma il parto è, in questo senso, una cosa donne; nel parto c’è un ritmo lento, personale, un respiro profondo, un collegamento con la natura che non può coinvolgere l’orologio.

Il futuro papà dovrebbe capire questo, ed accettare, se possibile, il fatto che poter vivere un’esperienza del genere è un dono meraviglioso anche se spesso lo fa sentire inutile…la donna in quei momenti ha bisogno di uno sguardo, di una mano, di un bicchiere d’acqua, della tapparella abbassata, di silenzio…e quando un papà riesce a fare queste cose per la compagna, ha già fatto la cosa più importante: un gesto di grande amore e di protezione per lei e per la vita che sta nascendo.

Condividere questa esperienza con la donna che si ama, può unire la coppia; vedere con che impegno la futura mamma sopporta il dolore per amore del bambino che sta nascendo, avvicina al grande miracolo misterioso che è la vita.

Teniamo però sempre presente che ogni uomo ed ogni donna ha caratteristiche diverse; le esperienze personali, il vissuto di ciascuno li rende unici, e una cosa che è condivisa dalla maggior parte non significa vada bene per tutti.

Nel rispetto della coppia affrontare l’argomento quando si avvicina il termine della gravidanza è sicuramente importante, non bisogna mai dare per scontato i desideri, ed occorre anche ricordarsi che durante il parto le idee antecedenti possono cambiare.

E voi cosa ne pensate? Come è stata la vostra esperienza in sala parto?

[box type=”info” ]Articolo a cura della dottoressa Laura Uguzzoni, ostetrica, collaboratrice del progetto Sos Mamy.[/box]