Secondo uno studio italiano (del team dell’Irccs Medea di San Vito al Tagliamento in collaborazione con le università di Udine e di Verona, coordinati dal responsabile della ricerca Paolo Brambilla, 39 anni), la causa del disturbo dell’ansia è un cortocircuito di informazioni, un difetto di comunicazione delle aree cerebrali che controllano lo stress e le emozioni negative: quando due parti dell’emisfero non “parlano” tra loro allora inizia il panico.

Se ne conoscono i sintomi più comuni: apprensione, paura, difficoltà di concentrazione; la diffusione: quasi il 2-3% della popolazione; e le possibili terapie.

Ora se ne conosce anche l’origine: un difetto di comunicazione tra diverse aree del cervello, se queste non “parlano” tra loro, allora scatta il panico. Le zone “osservate” dai ricercatori sono quelle che controllano la risposta allo stress e le emozioni negative, situate nell’emisfero destro del cervello che partecipano alla percezione sociale e al riconoscimento del proprio corpo nello spazio.

Gli studiosi sono andati ad indagare l’interconnessione tra queste parti dell’encefalo utilizzando come indicatore il coefficiente di diffusione dell’acqua, identificando il livello di “dialogo” tra due aree specifiche dell’emisfero destro, il corpo calloso e la corteccia parietale. Grazie ad una sessione di imaging con risonanza magnetica, una sorta di “fotografia” del cervello su 12 malati e 15 controlli sani, soltanto nei pazienti sarebbe stata rilevata questa alterazione nella connettività tra i tessuti…(ricerca pubblicata su riviste mediche internazionali e riportata su riviste italiane da Bini).

Per quanto mi riguarda, non essendo medico, ma avendo lavorato parecchi anni sia come educatrice con bambini ed adulti multi-problematici che come esperta di tecniche psico-corporee, posso con certezza affermare che il corpo, colui che manifesta il disagio e le sue difese, è anche la chiave per sbloccarne le cause.

Alle cause di un disagio, di un malessere, di una paura o anche di una psicosi… non si può arrivare per una “direttissima”: fa troppo male…è inoltre complicato, cambia continuamente, è interdipendente alle relazioni sociali e quotidiane…

I medicinali (gli psicofarmaci, purtroppo spesso usati anche impropriamente su bambini) possono alleviarne i sintomi ma al contempo allontanano dalla verità: l’utilizzo regolare e continuativo altera i propri comportamenti naturali e porta a concentrarsi sui sintomi e sugli effetti collaterali; le cause passano in second’ordine.

La strada lunga e difficile della psicanalisi è un lusso di pochi, comunque adulti, e raramente si arriva al dunque…

Quello che invece ho sempre proposto io, formatami in diverse scuole di animazione, teatro, espressività creativa… sono dei corsi espressivi proposti in diversi contesti, sia per gruppi di bambini, che adolescenti che adulti, in cui ci si “mette in gioco” con tutta la propria fantasia e risorse personali; in tal modo quello che siamo esce allo scoperto da maschere, sovrastrutture, preconcetti…

Spesso si ride, ci si diverte, si accoglie positivamente l’altro e si impara ad apprezzare di più se stessi. Questo aiuta a ritrovarsi in sintonia con gli altri e ben predisposti verso sé stessi. Quelle che qualcuno definisce risorse “residue” ci possono aiutare a “trovare la chiave in noi stessi”.

Questa mia teoria (sperimentata più volte con risultati positivi attraverso le tecniche e dunque considerabile ormai una “tesi”), troverebbe riscontro e sostegno nella ricerca sull’interconnessione delle varie zone encefaliche.

Durante i “giochi” psico-dinamici si attivano tutte le connessioni, si partecipa con mente, corpo, attenzione, istinti, creatività…Pertanto si può “riorganizzare” i propri schemi di comportamento, di espressione mimica, di ragionamento e imparare a guardare a sé ed agli altri con modalità-occhi diversi.

Ansia, anoressia, bulimia, dipendenze patologiche, disturbi del sonno e malattie psicosomatiche…ritengo abbiano un comune denominatore e soprattutto una possibile soluzione da cercare in sé, non certo all’esterno o dall’esterno a se stessi.

Per quanto riguarda i nostri figli credo sia importante che noi genitori prestiamo attenzione ad ogni loro segnale di malessere o disagio anche fisico, che ci mettiamo in ascolto senza giudizio né preconcetti e che li tranquillizziamo dando fiducia, infondendo loro serenità (sei bello così, meglio essere originali…oppure il male passa, il corpo cambia, è tutto normale, etc…).

L’importante che imparino a volersi bene, a rispettare il proprio corpo come unico e irripetibile “tempio” della loro originalissima e bellissima anima.

Solo così potremmo sperare che non si disprezzino o non sprechino la loro salute e peggio la loro vita…

a cura di Elena Fini

 

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Elena Fini pedagogista in ambito pubblico su diversi settori del disagio psico-fisico con esperienza ventennale, da sempre interessata a tematiche sociali ed umanitarie, ha seguito la vena creativa in particolare durante le sue 4 maternità. E’ scrittrice,coautrice di raccolte artistiche,ideatrice del Concorso Centoscatti e curatrice del progetto Calendario dei Valori,nel 2008 fonda l’Associazione culturale di promozione sociale “Country Road” di cui è tuttora presidentessa.Assieme a Pino Ligabue fonda la prima Scuola di cultura Modenese, è regista di spettacoli di cultura modenese e musica, collabora con diverse Associazioni per progetti di carattere educativo, benefico, creativo.