I cuccioli umani nascono incapaci di fare qualunque cosa, si guardano le mani come se fossero degli strumenti meravigliosi, si beano dei gridolini che inconsapevolmente emettono e pian piano riescono a modulare in sillabe che divengono poi parole. Imparano presto che se piangono la mamma arriva istantaneamente, che i tasti del cellulare o del computer aprono mondi affascinanti, che è facile convincere la nonna a ottenere un extra di torta o pizza.

Quando arriva l’inizio della scuola, i bambini devono confrontarsi con un apprendimento che non è “ap-prendo” – afferro quello che suscita il mio interesse o nutre il mio bisogno – ma con un insegnamento guidato, programmato, che fatica a tener conto del ritmo e delle motivazioni individuali.

Possono allora apparire delle difficoltà, si parla tanto delle “dis” (disattenzione, distrazione, disgrafia, disortografia, discalculia, dislessia), ma talvolta viene dimenticato il contesto su cui queste “dis-abilità” si creano: il bambino, il ragazzo e le loro relazioni. Gli studenti, in realtà affrontano ogni situazione adottando le strategie migliori con gli strumenti che hanno a disposizione in quel momento, così come del resto, ognuno di noi.

Se l’autovettura non parte la mattina o fa un rumore strano, non pensiamo che sia oppositiva o svogliata o che faccia i capricci – anche se saremmo tentati – ma cerchiamo di capire cosa sia successo, per quale motivo non fa quello per cui è stata creata. La stessa domanda, lo stesso atteggiamento lo dobbiamo avere davanti ai nostri figli, agli studenti che mostrano qualche difficoltà. E’ probabile che dietro la svogliatezza, la ribellione, la mancanza di concentrazione ci sia un reale impedimento che rende l’imparare talmente faticoso, talmente ostico da provocare la fuga e la resa.

Presupposto per qualunque apprendimento è l’ascolto, ma esso per vari motivi può essere ostacolato, problematico o del tutto impedito, pur essendo la capacità uditiva perfetta.

Per ascoltare bisogna che l’orecchio del corpo (l’apparato vestibolare) ci sostenga come fa il treppiedi per la cinepresa, quindi, che l’orecchio della parola (l’apparato cocleare) sia in grado di sintonizzarsi sul messaggio che ci interessa ed escludere i rumori di fondo, come la messa a fuoco.

Prima di chiederci se i nostri figli hanno problemi di apprendimento, cerchiamo di capire se hanno problemi di ascolto.

Ascolto recettivo: è la forma di ascolto diretta verso il mondo esterno. Essa ci informa sul nostro ambiente, su ciò che succede a casa nostra, al lavoro o in classe.

  • Attenzione di breve durata
  • Disattenzione
  • Ipersensibilità ai suoni
  • Comprensione falsata delle domande
  • Confusione tra parole la cui sonorità è quasi identica.
  • Necessità frequente di ripetere
  • Incapacità di seguire l’ordine di una serie di istruzioni

Ascolto espressivo: è la forma d’ascolto diretta verso noi stessi. La utilizziamo per controllare la nostra voce quando parliamo o cantiamo.

  • Una voce monotona e piatta
  • Un parlare esitante
  • Un vocabolario povero
  • Uso ripetitivo di espressioni stereotipate
  • Una voce stonata
  • Confusione o inversione di lettere nella scrittura
  • Difficile comprensione nella lettura
  • Lettura ad alta voce difficile
  • Difficoltà in ortografia

Motricità: il vestibolo è «l’orecchio del corpo», controlla l’equilibrio, la coordinazione, l’immagine del corpo cioè l’unione fra il corpo reale e corpo immaginato grazie alla quale uno può sentirsi se stesso. Il vestibolo stimola direttamente tutti i muscoli, partecipa a un complesso circuito che permette al corpo di ricevere energia e, nello stesso tempo, gli garantisce la statica, la verticalità e la perfezione dei movimenti.

  • Una cattiva postura
  • Difficoltà a star fermo sul posto
  • Movimenti maldestri e poco coordinati
  • Debole senso del ritmo
  • Una scrittura confusa
  • Difficoltà a organizzarsi
  • Confusione tra destra e sinistra
  • Difficoltà nello sport

Questi sono alcuni degli aspetti che dipendono da un buon ascolto, quello che prima di tutto dobbiamo mettere in campo noi nei confronti dei bambini e dei ragazzi che mostrano, come riescono, il loro disagio o le loro difficoltà.

a cura della Dott.ssa Chiara Piccinini

Per approfondimenti:

“Le difficoltà scolastiche” Alfred Tomatis, ed. Ibis

http://www.tomatismodena.it/ambito-pedagogico/

Dott.ssa Chiara Piccinini, Medico chirurgo – biologo – Audio – Psico – Fonologia

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