Uno dei fattori fondamentali che porta ad una corretta acquisizione del linguaggio, è, senza dubbio, la normale funzionalità uditiva. La sordità, per impedire ed ostacolare fortemente l’acquisizione del linguaggio, deve colpire il soggetto prima, durante o immediatamente dopo la nascita.

Per impedire che la lesione provochi danni irreversibili, è indispensabile che il tempo tra questa e il giusto provvedimento sia il più breve possibile.

Per provvedimento intendo, prima di tutto, una diagnosi precoce, un allarme tempestivo da parte dei genitori in caso di sospetto o mancata risposta del bambino a stimoli sonori o rumorosi, provenienti dall’ambiente circostante.

Poi l’applicazione della protesi acustica per amplificare il messaggio verbale e trasmetterlo con delle caratteristiche tali da poter essere utilizzato, memorizzato e codificato durante la comunicazione anche se alterato e diverso da quello che percepisce un orecchio sano.

Inoltre il trattamento sia logopedico sia ortofonico, sostenuti dalla stretta collaborazione con la famiglia e, per ultimo, ma non meno importante, uninserimento sociale adeguato a quelle che sono le esigenze e necessità di un bambino.

Nello specifico, si parla di educazione logopedica, quando si attiva un piano di trattamento in un bambino protesizzato precocemente, entro e non oltre il 18° mese di vita, nel quale non vi sono ancora evidenti compromissioni linguistico-comportamentali e che comunque non presenta turbe neuro-psicologiche associate.

La vera e propria rieducazione, invece, viene proposta in presenza di una diagnosi tardiva, in cui il bambino non è stato in grado di acquisire correttamente o interamente il linguaggio, sviluppando oltretutto determinati gesti e comportamenti da eliminare o modificare perché controproducenti.

In breve, il nostro obiettivo primo, sarà quello di allenare acusticamente tramite stimolazioni sonore, giochi e strumenti, per permettere la maturazione del versante recettivo del linguaggio. Dopo la comprensione, si affronta la parola e il dialogo, poi scrittura e lettura, offrendo così al bambino sordo, i mezzi per far si che maturi e sviluppi le sue capacità linguistiche nel modo più simile possibile alla norma.

a cura di Valeria Pacchioni

 

Dott.ssa Valeria Pacchioni, laureata in Logoterapia alla facoltà di Medicina e 
Chirurgia dell' Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.