Ed eccoci agli incantesimi del Mago Milton (Erickson) e al suo modello di linguaggio ipnotico.

Al primo posto per incidere un messaggio direttamente nella corteccia cerebrale dei nostri ragazzi possiamo utilizzare la METAFORA e le CITAZIONI.

Se devo spiegare ad Elly (la mia primogenita ora dodicenne) l’importanza che ciascuno in famiglia faccia la sua parte, cosa passerà più facilmente: una filippica sui diritti e doveri o la metafora della staffetta dei mitici 4 atleti giamaicani che correndo ognuno al massimo delle sue possibilità hanno conquistato l’inconquistabile oro olimpico nell’agosto del 2012?

Cosa si attaccherà meglio in quel cervellino shackerato da adolescente: il pensiero del papà (“io penso che tu debba non bruciare le tappe”) o la citazione del nonno “ciccio” che avendo vissuto all’estero per circa 40 anni e avendo girato mezzo mondo, dall’est all’ovest e dal nord al sud, era solito ripetere la massima “step by step”?

Tutto ciò che è indiretto e trasporta l’interlocutore, distaccandolo momentaneamente dalla realtà, trascinandolo in filmati mentali (la staffetta di Londra e il nonno viaggiatore), sortisce l’effetto di bypassare la mente conscia e scrivere nuovi percorsi neuronali, riprogrammando l’inconscio.

Nel cappello magico dei maestri comunicatori, troviamo anche costrutti di frase che aumentano e amplificano le possibilità di ricevere la risposta comportamentale desiderata (di andare in guida nella dizione più classica della PNL).

Tra questi troviamo:

– I TRUISMI, serie di domande che prevedono più “sì” possibili e scontati che preparano nostro figlio al “sì” più importante (Tom, vuoi passare una divertente serata? Vuoi che ci prendiamo del tempo solo noi ometti? Vuoi finalmente rilassarti un pochetto facendo quello che ti piace di più? Che ne dici di darti una mossa a finire i compiti?).

N.B. In questo caso, ma è un suggerimento trasversale a qualsiasi transazione comunicativa, ci starebbe bene una sottolineatura per analogia (un semplice annuire con il capo anticipando e sollecitando il “sì” dell’altro).

– Le DOMANDE INDIRETTE: mi chiedo a cosa tu stia pensando…; mi chiedo se tu possa farmi il favore di….; mi chiedo se tu possa incominciare a… (in questo caso sono io che mi chiedo, non lo sto chiedendo a te direttamente rischiando di provocare immediatamente un’alzata di scudi…).

– Le MALFORMAZIONI SEMANTICHE che si suddividono a loro volta in:

1. Congiunzioni: E che ne dici se….? La vocale E per definizione congiunge e fa passare il messaggio che stiamo proseguendo un discorso lasciato a metà, anche se non è vero!

2. Congiunzioni temporali: Mentre/ Intanto che/ stai guardando la TV, ricordati che devi poi svuotare la lavastoviglie.

Il bambino si sente chiamato in causa su qualcosa che sta avvenendo realmente e in quell’istante e questo lo porta a… drizzare le orecchie (Ehi! Dice proprio a me!!!).

3. Congiunzioni di causa-effetto: Man mano (o via via o più) che tiri fuori i giochi dalla cassapanca tieni presente che la tua camera deve ritornare ordinata come prima.

Di fatto, diventa un comando inconscio che si ripeterà automaticamente ad ogni gioco estratto.

Sulla stessa onda possiamo utilizzare frasi del tipo: Il guardare la tv ti fa rilassare e recuperare le energie per poi andare ad atletica.

4. Lettura del pensiero: Ti starai chiedendo cosa c’è di bello in tutto questo…. per sollecitare un confronto.

5. Performativa persa: E’ importante / Bisogna conoscere le tabelline.

Occorre dare questo postulato come un dato di fatto riconosciuto universalmente.

– Le PRESUPPOSIZIONI sono l’ultima famiglia degli incantesimi e si suddividono in:

1. Subordinate temporali: La doccia la vuoi fare prima o dopo cena?

Della serie, diamo per scontato che tu debba farla e ti creo l’illusione che tu possa prendere parte attiva al processo decisionale.

2. O, oppure: Cotoletta o polpetta?

Limito la possibilità di scelta e vincolo una risposta, anziché lasciare aperta la domanda (cosa vuoi per cena?), trovandomi poi in difficoltà su possibili risposte o indecisioni snervanti!

3. Predicati di consapevolezza: se solo sapessi quanto sei bravo…. penetra meglio nell’inconscio che un banale “bravo!”.

A questo punto non mi resta che augurarvi buoni incantesimi!

a cura di Michele de Santis

 

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Michele De Santis, life coach, Master in Programmazione Neuro Linguistica e in Reiki